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ISSN: 2704-8950

Esistono diversi canali comunicativi, livelli e forme espressive, tutti con identica importanza.
Per gestire al meglio la comunicazione, cioè affinché il messaggio trasmesso raggiunga il risultato atteso, è fondamentale non prescindere mai da tutti i fattori, evidenti e sottintesi, che sono parti integrati di essa. Tra questi, oltre al messaggio, al suo canale e alla sua forma, sono anche fondamentali il ruolo dell’emittente e del ricevente.
Per quanto può sembrare scontato, è fondamentale che l’allenatore non prescinda mail dall’importanza sia
del suo messaggio che del proprio ruolo: trattandosi di giovani atleti, spetta a lui in primis adottare un
registro comunicativo adeguato a predisporre un ambiente comunicativo adeguato ad un dialogo ed una
spiegazione a misura di bambino/ragazzo.
Soprattutto relazionandosi con i bambini di 5-8 anni, è interessante adottare la fiaba/narrazione come
strumento comunicativo ed educativo: essa, grazie alle sue caratteristiche, può costituire un canale rela-
zionale ricco e diretto tra l’adulto ed i piccoli giocatori.
Innanzitutto è bene fare una breve precisazione sul concetto di "ambiente di apprendimento":
esso può essere definito come il contesto delle attività intenzionalmente strutturate dall’educatore
(allenatore), in cui viene organizzato l'insegnamento (allenamento) affinché il processo di apprendimento
che si intende promuovere avvenga secondo le modalità attese: ambiente, perciò, come "spazio d'azione"
creato per stimolare e sostenere la costruzione di conoscenze, abilità, motivazioni, atteggiamenti. In tale
"spazio d'azione" si verificano interazioni e scambi che permettono al singolo o al gruppo di poter apprendere e fare esperienze sul piano cognitivo, affettivo/emotivo, interpersonale/sociale.
In tal senso, le fiabe, concepite come strutture narrative che danno forma, senso e significato a una “realtà” condivisa, possono essere considerate come ambienti di apprendimento importantissimi per i bambini.
La fiaba dà la traccia delle rappresentazioni di sé nel mondo, ma anche dei rischi che ognuno dovrà affrontare: un esempio sono i racconti nei quali il principe deve partire per un lungo viaggio nel quale è costretto ad affrontare pericoli e superare prove prima di incontrare la sua principessa, insomma la foresta è grande e ci si può perdere o si possono incontrare mostri, ma il bambino capisce che è necessario vincere la paura e attraversarla.
Le fiabe consentono quindi ai bambini di imparare lezioni di vita vivendole attraverso il filtro di personaggi e situazioni irreali, in esse è possibile trovare sia un significato psicologico che un forte messaggio simbolico.
Attraverso il loro racconto le fiabe aiutano lo sviluppo cognitivo, affettivo ed etico-valoriale; essere infatti rappresentano uno strumento attraverso cui il bambino, tramite trasposizione ed un ambiente lessico-culturale a lui adeguato, è predisposto all’arricchimento della conoscenza, all’esercizio di pensiero, stimolando la formazione di idee, sollecitando le facoltà logiche, affinando lo spirito critico e l’autonomia di giudizio.
L’uso delle fiabe da parte dell’educatore, dunque, porta ad un apprendimento attivo, nonché ad una modalità di interazione con il bambino assai ricca di potenzialità.
Soprattutto nei bambini più piccoli, inoltre, il tempo del racconto, oltre a creare un momento educativo, diviene un’esperienza profonda con l’educatore, di condivisione di tempo (tempo a lui dedicato) e di un comune spazio immaginario.
Le fiabe, secondo Bettelheim, catturano l’attenzione dei bambini, li divertono, suscitano il loro interesse e stimolano la loro attenzione: è questo dunque un importantissimo mezzo che hanno gli educatori per comunicare con i bambini, trasmettere loro dei messaggi positivi e guidarli a conoscere e sviluppare i loro processi cognitivi in un ambiente educativo, tra cui anche quello sportivo legato al gioco, che, rispettando le loro esigenze, possa divenire così un vero campo educativo.
PER UNA COMUNICAZIONE ATTENTA
E COSTRUTTIVA: LA FIABA
n°5/2019
Analizzando la figura dell’allenatore, possiamo innanzitutto notare che il suo lavoro avviene in “due tempi”: durante gli allenamenti e durante le partite.
Sappiamo bene che intrinseche allo sport vi sono l’emozioni, tra le quali il coinvolgimento, e lo spirito competitivo: ovviamente c’è una notevole differenza tra ciò che si prova durante l’allenamento e durante la partita o, più precisamente, le fasi della partita. Ciò è un elemento da considerare non solo per il singolo giocatore e per la squadra, ma anche per l’allenatore stesso.
Una ricerca condotta dall’Università San Raffaele, coordinata dal Professor Alberto Cei, volta ad analizzare
come le diverse fasi della gara influenzano il comportamento del mister, ha evidenziato, ad esempio, che un
allenatore gratifica nettamente di più in seguito ad una buona azione l’attacco (96%) rispetto alla difesa
(66%), nonché, dopo un’azione negativa, disapprova ed istruisce maggiormente la difesa (25%) rispetto
all’attacco (19%)[1].
Tale considerazione evidenzia quanto sia fondamentale che un adulto, per diventare allenatore/istruttore,
soprattutto nelle squadre di scuola-calcio, abbia bisogno di una formazione non solo tecnica-calcistica,
ma anche psico-educativa.
Molto spesso, purtroppo, gli allenatori tendono a finalizzare gli allenamenti ed il loro lavoro di preparazione
per ottenere buoni risultati nelle partite piuttosto che servirsi dello sport per uno sviluppo sportivo-educativo
che le scuole-calcio dovrebbero in primis perseguire.
Non deve essere mai perso, partendo dagli adulti stessi, il senso del gioco perché, ricordiamolo, esso è
intrinseco allo sport e si gioca per divertimento e piacere, se ciò viene meno non c’è né gioco né sport; citando Huizinga, illustre storico olandese del XX secolo “giocar bene vuol dire sapere stare al gioco”.
[1] A.Cei, dispense DINAMICHE DI GRUPPO 5, insegnamento Psicologia applicata al calcio A.A.2017/2018, Università San Raffaele, Roma
I DUE TEMPI DELL'ALLENATORE
n°4/2019
Educare è un’arte.
L’allenatore è una guida, non è il motore di una squadra.
Alla base di qualsiasi sport c’è un allenatore che, soprattutto per i bambini e ragazzi in età scuola-calcio, diviene una figura di riferimento non solo in campo sportivo, ma anche educativo in senso lato.
Purtroppo tale compito o, meglio dovere, viene sottovalutato: il calcio, anche quando diviene sport, è pur sempre un gioco; allenare, soprattutto in quanto ciò avviene in un momento ludico e di divertimento, è un momento educativo importante per i ragazzi, non solo dal punto di vista tecnico, calcistico ed atletico, ma soprattutto socio-educativo.
Non sempre però le competenze tecniche sono supportate anche da un’adeguata preparazione
all’insegnamento sportivo, nonché alle dinamiche educative psicologiche degli atleti e relazionali delle
squadre.
E’ fondamentale quindi che chi ricopre il ruolo di allenatore non si improvvisarsi, ma si formi ed aggiorni
(anche quando svolge quest’attività per passione e non per lavoro), con la consapevolezza dell’azione
educativa che sta facendo.
Lo sport deve essere funzionale ai ragazzi, l’allenatore è una guida, non è il motore di una squadra: quello
sarà sempre, si spera, la passione, il divertimento e la bellezza della condivisione.
Il percorso socio-culturale ed educativo che lo sport ha in sé, parallelamente alle attività tecniche e motorie,
deve essere quotidianamente vissuto in primisdall’allenatore, nonché dall’atleta e da tutta la squadra:
ignorare ciò significa non rispettare i ragazzi stessi, privandoli di opportunità educative che l’ambiente
sportivo può favorire.
E’ fondamentale quindi che ogni allenatore comprenda l’importanza dell’azione sportiva ed educativa che, guidato dalla passione per il calcio ed il piacere di condividerla con bambini e ragazzi, sta svolgendo.
Attraverso lo sport, infatti, i ragazzi possono vivere ed apprendere molteplici argomenti come, a titolo esemplificativo, il rispetto di sé a quello verso gli altri, la buona educazione alimentare, l’integrazione, la socializzazione e l’accettazione dei propri limiti, nonché la valorizzazione di sé, etc.
Ovviamente tutto ciò presuppone una conoscenza ed un baglio sportivo-culturale oggi spesso assente nella gran parte delle realtà sportive: cambiare questa forma mentis ed inserire nella propria associazione sportiva progetti costruttivi e formativi è, per tutti, da chi è sugli spalti a chi è in campo, la più grande vittoria per i nostri bambini e ragazzi.
IL RUOLO EDUCATIVO DELL'ALLENATORE
n°3/2019
Per tutte le realtà sportive, soprattutto per quelle più piccole, il contributo economico offerto dagli sponsor non solo può essere un’importante risorsa, ma in certi casi può addirittura rappresentare un valore fondamentale per migliorarsi e sviluppare progetti.
Spesso però sono proprio le realtà più piccole che faticano a creare un rapporto di sponsorizzazione.
Innanzitutto è bene sottolineare che, affinché una pubblicità sia efficace, essa deve essere in linea con l’identità aziendale, il relativo target ed i prodotti rivenduti o servizi proposti. Pertanto, nel momento in cui si decide di ricercare uno sponsor o di sviluppare una partnership, è fondamentale prestare attenzione sia alla propria filosofia ed attività sportiva, sia agli obiettivi commerciali dell’azienda alla quale rivolgersi.
Quando uno sponsor si lega ad una realtà sportiva, esso ingloba nella propria immagine i valori e la carica emozionale trasmessa da quest’ultima; ma è altrettanto vero il contrario: anche la squadra o l’associazione deve prestare attenzione a selezionare i propri partner affinché questi siano in linea con i valori sportivi che contraddistinguono l’operato dei propri soci e collaboratori.
Stabilito che sussistono le basi per una costruttiva collaborazione, si entra nel vivo di una fase più
operativa: la proposta di visibilità che la realtà sportiva può dare al proprio sponsor.
Per una associazione medio-piccola non si tratta, ovviamente, di sviluppare un piano di promozione
eccessivamente complesso e strutturato, ma una semplice brochure può essere un’ottima presentazione
per raccontarsi, motivare e proporre la propria offerta. Questa può essere sia cartacea che digitale,
purché fruibile ed incisiva. Gli argomenti presenti nell’elaborato dovrebbe essere:
-
breve presentazione della società sportiva (con accenno alla propria filosofia ed ai propri risultati sportivi);
-
descrizione dell’evento per il quale si richiede la sponsorizzazione o dei propri obiettivi sociali, avendo
-
cura di evidenziare ciò che può essere di comune interesse con lo sponsor;
-
presentazione degli sponsor già sostenitori (anche solo proponendone il logo);
-
modalità e vantaggi dei pacchetti di sponsorizzazione proposti.
Se da un lato è fondamentale presentarsi e descrivere i propri obiettivi, dall’altro lato non bisogna trascurare
né la descrizione dell’offerta, coinvolgendo e motivando il potenziale sponsor, né la presentazione degli attuali partner. Quest’ultima accortezza ha due finalità: in un primo momento possono essere gli stessi sponsor, con i quali si è già consolidato un rapporto, ad aumentare il valore dell’immagine della società, inoltre il potenziale nuovo partner può non gradire affiancare la propria immagine a quella di altre determinate realtà imprenditoriali, quindi una chiarezza sin da subito previene eventuali malcontenti.
La personalizzazione dell’offerta per lo specifico sponsor, non solo aiuta ad accrescere la sua motivazione ad instaurare un rapporto di collaborazione, ma crea fin da subito un legame più stretto tra le due parti, nel quale il partner si sente caricato d’attenzione e valore.
I pacchetti di sponsorizzazione proposti possono essere anche già pensati ad hoc in base alle esigenze e al tipo di mercato dello sponsor.
Le proposte possono essere molteplici ed articolate in variati modi: dalla cartellonistica, ai loghi apposti sull’abbigliamento della squadra, ai gadget personalizzati, ecc.
Infine, non bisogna dimenticare che, una volta creato, il sodalizio con lo sponsor deve essere mantenuto: pensare che il rapporto si concluda una volta ricevuta la somma della sponsorizzazione e dopo aver portato a termine le azioni marketing promesse, è un grave errore.
Il rapporto di partnership nasce proprio in quel momento e va coltivato coinvolgendo lo sponsor, motivandolo a sentirsi parte del team affinché sia una collaborazione in divenire: i successi e le idee di una realtà trascinano l’altra, e viceversa.
ASD E SPONSOR:
UN'INTRECCIATA PROGETTUALITÀ
n°2/2019
Proseguiamo l'analisi delle diverse tipologie di esercitazioni che possono essere proposte per allenare la resistenza.
Dopo aver visto, nel precedente articolo, la corsa continua e quella progressiva, oggi analizziamo il fartlek e la corsa intervallata.
FARTLEK (alternanza di velocità diverse, almeno un paio).
E’ la simulazione di una corsa su un fondo collinare con pendenze variabili e quindi con un’alternanza di momenti di impegno ridotto (simulazione di corsa in pianura o discesa) con momenti di impegno maggiore (corsa in salita a diverse pendenze).
Non disponendo di un vero percorso con tratti in salita, pianeggianti e in discesa, si cercherà di aumentare/diminuire l’impegno da produrre alternando delle velocità di corsa più o meno intense.
L’atleta può iniziare la sua corsa ad una moderata velocità che, come per la corsa progressiva, incrementerà dopo un certo spazio o tempo, successivamente la varierà nuovamente ritornando a quella iniziale (in caso di due velocità programmate) o proponendone una terza; l’alternanza di queste velocità
verrà protratta per tutto il tempo prefissato.
Seguendo lo schema degli incrementi della corsa progressiva si potranno inserire le variazioni dopo una
certa distanza o tempo, anche irregolari.
-
1° Esempio : 200 m alla prima velocità, 100 m alla seconda, 80 alla terza …
-
2 °Esempio : 1’00” alla prima velocità, 27” alla seconda, 20” alla terza …
Una ulteriore possibilità potrebbe essere quella di prevedere degli step di durata temporale costante,
con dei tratti di corsa di lunghezza variabile predefiniti.
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Esempio: si predisporranno due o più percorsi di lunghezze diverse da coprire ognuno
sempre nello stesso tempo, alternando i percorsi scelti.
CORSA INTERVALLATA (corsa a velocità superiore con brevi intervalli di recupero).
Con questo tipo di proposta si cerca di mettere in condizione l’atleta di effettuare la sua corsa ad una velocità superiore a quella posseduta al momento.
La proposta operativa è caratterizzata dall’inserimento di brevi pause di recupero finalizzate al parziale ripristino, che consentirà una ripresa della corsa alla stessa velocità… per un congruo numero di ripetizioni.
Esempio: se un atleta è in grado di correre per 10’ alla velocità media di 5’00” x km percorrerà 2.000 m. Volendo innalzare di 30” x km la sua velocità (da 5’00” a 4’30” x km, da 30” a 27” x 100 m) si chiederà di percorrere 500 m in un tempo pari a 2’15”, riposare 30” e riprendere la corsa allo stesso ritmo.
Ripetendo l’operazione per 4 volte si coprirà la distanza originaria di 2.000 m, con delle pause, ma ad una velocità superiore e con la possibilità di inserire uno o due due step aggiuntivi, per generare un maggior volume di lavoro.
Con il passare del tempo, e il miglioramento delle prestazioni, si potranno apportare una o più d’una delle seguenti variabili:
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una riduzione temporale di tutti o di una parte dei tempi di recupero,
-
un prolungamento del tempo e della distanza delle frazioni di corsa,
-
una richiesta di una velocità maggiore.
FARTLEK e CORSA INTERVALLATA

CORSA con RIPETIZIONI DI SPRINT (inserimento di accelerazioni su una base di corsa continua).
Su una base di corsa continua, di bassa intensità, si inseriranno delle accelerazioni, anche con decelerazioni importanti (frenate intense) alla fine del tratto preimpostato.
L’obiettivo principale non sarà quello di correre alla massima velocità media per tutta la prova, bensì quello di riuscire a totalizzare il maggior numero possibile di accelerazioni, e decelerazioni, ad alta intensità per un tempo giudicato sufficientemente prolungato.
La proposta di questa metodica cerca di offrire la possibilità di reiterare nel tempo l’intensità delle accelerazioni/decelerazioni d’inizio partita, ritardando il più possibile il calo di prestazione atletica nei giochi di squadra, oppure di innalzare il livello della densità dell’allenamento/gara che può essere tollerato dall’atleta o dalla squadra in un tempo dato.
-
Esempio: 3 x [5 x (1’00, 80 m/min spr)] M.P. 3’00”.
3 serie da 5’00 con una Macro Pausa di 3’00” tra le serie.
Ognuna delle 3 serie si compone di 5 frazioni da 1’00” dove l’atleta effettua 3 o 4 accelerazioni, con
frenata intensa finale, con uno sviluppo totale di 80 m (es. 20+20+10+30 m), dopo ogni frenata è previsto
un cambio di senso e un ritorno al punto di partenza in corsa continua di bassa intensità,
Nell’arco temporale di 1’00” l’atleta dovrà avere percorso tutti i tratti di “andata” in accelerazione e tutti i
tratti di “ritorno” di recupero, garantendo in questo modo il rispetto della densità del lavoro impostato
(in questo caso 80 m/min spr.)
Questa modalità di sviluppo della resistenza si discosta da quella tipica delle attività sportive individuali e
si avvicina maggiormente ai giochi di squadra.
CORSA CON DIVERSI STIMOLI (inserimento di cambi di direzione, superamento di ostacoli, rotolamenti al suolo, utilizzo di diversi palloni … su una base di corsa continua).
È una proposta che può essere utilizzata soprattutto, ma non solo, quando l’impraticabilità del terreno di allenamento costringe la squadra ad allenarsi al coperto, in una palestra o in un palazzetto dello sport.
Si prepara un percorso con l’inserimento di diversi “stimoli”: segna campo, per delimitare il percorso, stabilire il punto di inizio o di fine di una accelerazione, o effettuare un cambio di senso o direzione; ostacoli da valicare, da aggirare o sotto i quali strisciare; materassi e materassini, per rotolamenti e capovolte; palloni (anche non del proprio sport) per effettuare gesti tecnici delle varie discipline sportive…
La ripetizione del “circuito” per un adeguato numero di minuti, garantirà un lavoro orientato all’incremento della resistenza, arricchito inoltre di gesti coordinativo-motori del proprio o di altri sport, elemento da tenere sempre in considerazione con i giovani.
Anche questa modalità, come la precedente “Corsa con Ripetizione di Sprint”, è pìù indicata per lo sviluppo della resistenza tipica dei giochi sportivi.
CORSA CON RIPETIZIONI DI SPRINT
CORSA CON DIVERSI STIMOLI

n°1/2019
ALLENARE LA RESISTENZA
La Resistenza, insieme alla Forza e alla Velocità è una delle Capacità Condizionali e può essere definita come “la capacità di protrarre un lavoro per un tempo sufficientemente prolungato” (almeno 4 minuti per la corsa).
Un allenamento finalizzato allo sviluppo della resistenza contribuisce al miglioramento:
-
della funzionalità degli apparati cardio-circolatorio, respiratorio, muscolare e tendineo,
-
della tecnica di corsa,
-
della forza di volontà nell’affrontare la fatica.
Esistono vari tipi di Resistenza, differenti l’una dall’altra in relazione alla tipologia di sforzo specifico richiesto nell’ attività svolta.
Un maratoneta, un mezzofondista, un velocista, un calciatore, un pallavolista, un tennista, uno schermidore, etc., dovendo affrontare discipline sportive che prevedono
-
diverse durate temporali di lavoro (quantità),
-
da affrontare a diverse velocità (intensità),
-
con recuperi assenti-brevi-lunghi e quindi un diverso rapporto quantità/intensità (densità),
devono necessariamente tener conto di tutti questi fattori nella programmazione del proprio planning di allenamento.
TIPOLOGIE DI ESERCITAZIONI (a distanza o tempo) utilizzabili nei giochi sportivi.
CORSA CONTINUA (a velocità costante)
È la modalità maggiormente conosciuta e di più semplice esecuzione, molto utilizzata in
passato, anche con volumi di lavoro (quantità) rilevanti, attualmente si assiste alla tendenza
verso una riduzione della quantità proposta.)
Può essere utile, a tal fine, la proposta di un percorso in ambiente naturale, di sviluppo
maggiore, più vario, indicato se si vuole somministrare uno stimolo unico di durata medio
lunga, di almeno 5 minuti.
In alternativa è possibile predisporre un percorso breve da ripetere alcune volte: in questo caso si potrà allenare la squadra direttamente sul campo d’allenamento, o comunque su uno spazio ridotto.
Questa seconda modalità offre la possibilità all’allenatore/preparatore atletico di iniziare a cercare di trasmettere il concetto del controllo della velocità di corsa, del rispetto di andature impostate precedentemente in base ai diversi livelli di possesso della resistenza, della modulazione dell’intensità.
Chi è più resistente dovrà correre ad una velocità maggiore (intensità) e potrà effettuare un lavoro di durata inferiore (quantità) … l’esatto contrario di chi non è resistente.
La velocità impostata (intensità) e la quantità di metri da percorrere, o di minuti/secondi di prosecuzione dell’attività, dovranno tener conto dell’età degli atleti e del livello di possesso della resistenza.
CORSA PROGRESSIVA (a velocità progressivamente crescente)
È la prima variante della corsa continua. L’atleta inizia la sua corsa ad una bassa velocità che incrementerà dopo un certo spazio o tempo, ripetendo l’operazione per un numero di step prefissati; con questa modalità l’atleta si predispone alla corsa ad una velocità media superiore a quella posseduta.
Gli incrementi possono essere inseriti al raggiungimento di una certa distanza (numero di giri di pista/campo/percorso), non necessariamente costante: è possibile effettuare 3 giri alla prima velocità, 2 giri alla seconda, 2 giri alla terza, 1 solo giro alla quarta velocità.
Seguendo lo stesso principio si può programmare la seduta a tempo: 2’00” alla prima velocità, 1’00” alla seconda, 1’00” alla terza, 45” alla quarta velocità.
Anche in questo caso, le velocità impostate (intensità), lo spazio, o il tempo “di mantenimento” dello stimolo allenante (quantità), dovranno necessariamente tener conto dell’età degli atleti e del livello di possesso della resistenza.
